Una delle varietà più importanti in Friuli, bevuta negli ultimi tre secoli da Re, Papi e nobili vari in tutta Europa. Soffre di una malattia che lo porta a perdere più di metà degli acini prima della maturazione. La pianta quindi dedica tutte le sue risorse a grappoli molto spargoli, permettendo di ottenere dei vini di grande struttura e ricchezza zuccherina.
Il Picolit esibisce le spalle e la potenza tipiche di regioni ben più soleggiate ed allo stesso tempo la finezza ed eleganza delle regioni fredde. L’enologia friulana del dopoguerra lo aveva purtroppo trasformato in un vino di mercato, svilendone la qualità e l’immagine.
Quando, trent’anni fa, decidemmo di riportarlo agli antichi splendori, la fama di questo vino era praticamente inesistente. Ripristinammo le antiche tecniche di lavorazione: la selezione dei grappoli in vendemmia, l’appassimento naturale su graticci per circa due mesi, la spremitura nel tradizionale torchio a mano, la fermentazione in barriques ed i continui batonnage.
Scoprimmo subito che la resa in litri per ettaro era irrisoria: ci voleva il lavoro di molte viti per ottenere un litro di prodotto finito...
Da quella volta ad oggi poco è cambiato, il vino viene prodotto sempre allo stesso modo. Potremmo sicuramente abbandonarlo a favore di varietà più redditizie, ma perderemmo un vino incredibile ed un pezzo di storia della nostra terra.
Da provare assolutamente su formaggi erborinati o scaloppe di Foie Grais, oppure da solo come vino da meditazione.
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